Alfredo Vogogna

Alfredo Vogogna

Nasce ad Alessandria il 24/07/1899 da Ernesto e Giulia.

Consegue il diploma di ragioniere e quello di violino.

Simpatizza da subito con le frange giovanili che si oppongono al regime fascista.

All’età di 28 anni viene prelevato da una squadra di fascisti, pestato e abbandonato in un fosso. Giunge fortunosamente in ospedale dove anche la madre stenta a riconoscerlo.

Nello stesso periodo, anche il padre Ernesto rimane ferito da una fucilata alle spalle durante una missione punitiva delle squadre fasciste. Altri non sono così fortunati.

Una volta ripresosi, ricomincia la propria attività di propaganda antifascista, ma essendo già stato segnalato alle autorità del fascio come elemento sovversivo, è costretto a fuggire in Francia dove rimarrà fino al 1942.

In Francia continua l’attività antifascista, ma viene catturato ed internato nel campo di Vernet (1) da aprile ad agosto del 1941.

Nel campo viene sottoposto a brutalità di ogni genere, gli spaccano tutti i denti con le fibbie dei cinturoni, viene immerso in vasche d’acqua con scariche di elettricità.

Non trovando prove certe della sua attività nella resistenza, gli viene imposto di risiedere a Cannet-des-Maures (Dipartimento dl Var).

Dopo qualche mese viene prelevato e trasferito nel campo di Natzweiler-Struthof * a circa 50 chilometri a sud-ovest di Strasburgo dal quale riesce a fuggire nel febbraio del 1942.

 

Si associa alle forze partigiane francesi con le quali rimane fino a settembre del 1943 arrivando ad assumere il comando di una brigata col grado di colonnello.

Passa il confine con l’Italia e coordina le attività della resistenza nell’astigiano e nel cuneense.

Risiede per alcuni mesi in Emilia ed in Liguria, poi torna in Piemonte dove prosegue le attività fino alla liberazione.

Comincia a collaborare con la CGIL che lo manda  ad Enna quale ispettore del sindacato per le miniere,  anche qui svolge la propria lotta per i diritti dei minatori a seguito della quale viene arrestato dalla polizia, ma poi rilasciato per una sommossa dei minatori che ne chiedevano l’immediato rilascio. Ricopre la carica di segretario generale della CGIL nel 1949.

Gli viene riconosciuta l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto nel giugno del 1973.

Ha vissuto ad Enna fino al 26 gennaio 1976.

Biografia a cura di Roberto Vogogna

NOTE

(*)Nel 1939, dopo la sconfitta dei repubblicani spagnoli, il campo di concentramento di Vernet, vicino a Pamiers Ariège, serviva a trattenere i 12.000 combattenti spagnoli della Divisione Durruti. Alla dichiarazione di guerra, “indesiderabili” stranieri, intellettuali antifascisti e membri delle brigate internazionali furono internati a Le Vernet in condizioni terribili, descritto dallo scrittore Arthur Koestler (lui stesso internato lì) in “La menzogna della terra”. Nel 1940 è diventato un campo di internamento repressivo per tutti gli stranieri considerati sospetti o pericolosi per l’ordine pubblico. Dal 1942 è servito anche come campo di transito per gli ebrei arrestati nella regione. Nel giugno del 1944, gli ultimi internati sono stati evacuati e deportati a Dachau nel “Ghost Train”. In totale circa 40.000 persone di 58 nazionalità furono internate nel campo – prevalentemente uomini ma anche donne e bambini.

La caserma non esiste più ma la ex stazione si trova ancora lungo il lato nord RN20 autostradale di Pamiers. Un carro bestiame identici a quelli in cui furono deportati internati nei campi di sterminio è rimasto sui binari. Una targa all’interno del carro elenca i nomi di 45 bambini ebrei, dai 2 ai 17 anni, che sono stati trasportati da Le Vernet ad Auschwitz il 1 ° settembre 1942.

Nel vicino villaggio di Le Vernet c’è un museo sul campo e questo terribile periodo della storia della Ariège.

(2)

(*)Natzweiler-Struthof fu il solo campo di concentramento costruito dai nazisti in territorio francese anche se dopo la sconfitta subita nel maggio/giugno 1940 l’Alsazia-Lorena era divenuta parte integrante del Reich tedesco, e non più territorio francese.

Il campo fu operativo dal 21 maggio 1941 fino al settembre 1944, quando le guardie SS evacuarono il campo, che venne liberato dalle forze americane il 23 novembre 1944. In totale vennero internate circa 40.000 persone, provenienti dalla Polonia, dall’Unione Sovietica, dai Paesi Bassi, Francia, Germania, Norvegia. Vi furono detenuti e uccisi soprattutto partigiani e politici.

Il campo era essenzialmente un campo di lavoro, ma vennero costruite anche una camera a gas e un forno crematorio. In totale si stima che siano state circa 25.000 le persone morte a Natzweiler-Struthof

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