Nato a Caltanissetta il 4 gennaio 1906
“Fu un uomo felice, perchè riuscì a coronare il sogno di ognuno di noi: vivere come voleva. Il suo apporto alla lotta per la liberazione è oggi tanto più importante, perchè opera di un siciliano che sulle montagne realizzò quell’unità politica degli italiani, ancora di là da compiersi. Fu un grande ‘ dirigente contadino ‘: la sua partecipazione anche su questo fronte, il suo ergersi a rappresentante dei lavoratori della terra come dei minatori delle zolfatare di Enna, affonda le sue radici non tanto nella fermezza del suo credo politico, quanto in una valutazione storica complessiva”
Francesco Renda, 1987
Conseguì negli anni Venti la laurea in Giurisprudenza. Da antifascista convinto e militante del PCI, si adoperò per la costituzione di un fronte unitario antifascista che vide l’adesione di giovani repubblicani, socialisti, anarchici e comunisti e a seguito del quale subì arresti e perquisizioni.
Ufficiale di cavalleria durante la II guerra mondiale. In seguito agli avvenimenti dell’8 Settembre, entrato in contatto con un gruppo comunista della Valle Po impegnato nella costituzione delle brigate Garibaldi piemontesi, vi si aggregò portando con sé parte dei militari del proprio reggimento. Contribuì contestualmente all’organizzazione del 1° battaglione “Carlo Pisacane”.
Successivamente, divenuto popolare tra i partigiani garibaldini, prese il nome di battaglia “Barbato” , in onore del medico socialista Nicola Barbato, trascinatore dei fasci di Piana degli Albanesi.
Figura cardine delle formazioni garibaldine del Piemonte: il 14 marzo 1944 divenne comandante della IV Brigata Garibaldi Cuneo; il 22 maggio 1944 assunse il comando militare della 1ª Divisione Garibaldi Piemonte. Dopo aver guidato la resistenza a numerose repressioni nazifasciste in Val Varaita nel marzo e luglio 1944, delocalizzò le sue formazioni a valle, secondo la strategia della “pianurizzazione” da lui stesso teorizzata. In forza a questa tattica di combattimento le formazioni garibaldine mantennero inalterata la loro efficienza, in vista della liberazione di Torino.
Con la costituzione di una seconda divisione, lasciò il comando della 1ª Divisione Garibaldi Piemonte e divenne il responsabile superiore dell’VIII Zona partigiana piemontese. Nell’aprile 1945 organizzò la marcia delle formazioni partigiane su Torino. L’attacco ebbe inizio il 19 aprile 1945 con l’assalto, riuscito, contro il presidio fascista di Chieri. Il mattino del 28 aprile Torino era completamente liberata e Colajanni veniva incaricato vicequestore.
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Divenne poi sottosegretario alla Difesa nel Governo di Ferruccio Parri, e successivamente nel primo governo De Gasperi.
Nel dopoguerra fu consigliere comunale di Enna, fu eletto Deputato regionale per sei legislature fino a quando si dimise nel marzo 1969. Ricoprì anche la carica di Vice presidente dell’Assemblea regionale siciliana. Fu eletto poi nel 1975 alla Camera dei Deputati a Torino, dove rimase fino al 1976.
La sua attività politica durò fino alla morte: fu Consultore nazionale, Membro del comitato centrale del PCI, Segretario delle federazioni comuniste di Enna e Palermo, Consigliere nazionale dell’A.N.P.I., del Comitato nazionale Associazione Italia-URSS e membro del Consiglio nazionale della Pace.
Dopo la morte avvenuta a Palermo l’ 8 Dicembre 1987, è stato nominato cittadino onorario dal Comune di Enna.