#Occupy Casa Pound

A più di un anno dalla manifestazione “Enna Città Antifascista” segnaliamo segnaliamo 2 interessanti articoli. Il primo #Occupy Casa Pound tratto dal sito “il lavoro culturale” il secondo un approfondimento tratto dall’ultimo numero di Patria Indipendene, il  mensile dell’ANPI, intitolato Cercando nel mondo di Ezra Pound con smarrimento e voglia di capire

Pape Diaw è senegalese. A Firenze rappresenta la comunità del suo paese ed è molto conosciuto, sia tra i senegalesi che tra gli italiani. Da tanti anni chiede la chiusura di Casa Pound. Dopo il duplice omicidio di Samb Modou e Diop Mor da parte del nazista Casseri, organico al circolo di Casa Pound Pistoia, Pape ha chiesto la chiusura delle sedi dell’associazione fascista davanti a migliaia di persone in piazza Santa Maria Novella a Firenze. Sullo stesso palco dopo di lui ha parlato Enrico Rossi, presidente della regione Toscana, il quale ha lamentato “eccessiva tolleranza” delle istituzioni verso certe associazioni.

Roberto è un compagno di Bologna. Per lui i fascisti sono stati giudicati dalla storia, inutile e rischioso riproblematizzare la questione. Quelli di Casa Pound sono fascisti – seppur nuovi, del nuovo millennio, ripuliti – quindi gli si deve impedire con ogni mezzo di portare avanti i loro deliri. Senza troppe seghe. Se viene provocato con qualche distinguo distribuisce patenti di antifascismo, ed è molto severo. Come scrisse sul “Manifesto” Valerio Evangelisti “la libertà non può essere anteposta all’antifascismo”.

Piero Sansonetti fa il giornalista e per lui il problema è semplice: Casa Pound dev’essere libera di manifestare le proprie idee perché io non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita…. eccetera. Dice che “Il diritto di manifestare liberamente e pacificamente è una pietra angolare della democrazia: deve essere difeso e garantito sempre, indipendentemente dal giudizio che si dà sui contenuti o sui promotori delle singole manifestazioni”. Come lui ce ne sono altri che andrebbero alle iniziative di Casa Pound con larghi sorrisi, pacche sulle spalle e finte al basso ventre.

Paolo Emilio Taviani partecipò alla resistenza. Anticomunista di ferro, inossidabile fede atlantica, da ministro della Difesa tenne a battesimo Gladio. Da ministro dell’Interno nel 1973 scrisse il decreto che metteva fuori legge il Movimento Politico Ordine Nuovo (il pezzo del Centro studi ordine nuovo che non seguì Rauti nel rientro nell’Msi). Una forzatura Costituzionale, non un atto dovuto ma un “atto politico” come scrisse Taviani stesso nelle sue memorie [1]. Il processo contro Mpon per ricostituzione del partito fascista, messo in piedi dal pubblico ministero Vittorio Occorsio (ammazzato dai Nar tre anni dopo), era ancora all’appello. Nonostante la contrarietà di Rumor, Piga e Moro, Taviani andò dritto e il consiglio dei ministri diede l’approvazione. Ma non bastò un decreto per tamponare il neofascismo. Se possibile servì a radicalizzare ulteriormente centinaia di giovani che, senza più un tetto comune e riconosciuto, entrarono nel mondo del partito armato [2]. All’epoca si respirava un’aria pesante: la strategia della tensione imperversava, decine di appartenenti a gruppi di estrema destra comparivano nelle carte dei magistrati in episodi di stragismo. E non era solo questo: c’erano anche i rapporti di certi neofascisti con certi apparati dello Stato, con pezzi di criminalità comune e mafiosa, con logge coperte. Insomma, il neofascismo degli anni ’70 faceva paura.

Gianluca Iannone muove i primi passi in politica nell’Msi. Fonda un gruppo musicale, gli Zetazeoalfa, e nel 2003 un centro sociale, Casa Pound. Coordina decine di occupazioni a scopo abitativo e al suo centro sociale sono collegati pub, palestre, librerie, radio. Nel 2006 fonda anche un collettivo studentesco che si sparpaglia con modesti risultati su tutta la penisola e lo chiama Blocco Studentesco. Secondo Iannone Casa Pound non è estrema destra, sfugge dalle categorizzazioni e la definisce “un’associazione di promozione sociale che si articola sullo sport, la cultura, l’interessa della polis e sulla solidarietà” [3]. Nel frattempo dentro i manifesti e le iniziative del centro sociale, oltre a temi, simboli e persone care alla destra, troverete Peppino Impastato, Jrr Tolkien, Rino Gaetano, Che Guevara, Bobby Sands e varie simbologie del movimento operaio e della sinistra rivoluzionaria nell’operazione che Wu Ming definisce “mélange confusionista”.

A questo punto possiamo fare molte cose: ne estremizzo due. Possiamo chiedere al ministro dell’Interno o ad un magistrato di chiudere Casa Pound sperando che basti questo a disperdere nel nulla quello che Casa Pound rappresenta. Possiamo invocare la legge Scelba, uno dei ministri dell’Interno più repressivi che la Repubblica ricordi. Oppure prendere la cosa sul serio e rispondere politicamente e culturalmente, colpo su colpo. Fare un dossier sulle loro attività, un libro bianco, un’inchiesta. Lavorare sul disvelamento del loro retroterra e portarlo alla luce, riprendere e risemantizzare (mettendo in luce le varie “passate di mano”) storie, libri, persone e simboli. Cominciare – o ricominciare – a lavorare su questioni come il diritto alla casa e gli spazi di socialità, temi enormi sui quali CPI investe tempo e risorse e raccoglie proseliti. Rimettere l’antifascismo nell’agenda di tutti. Cittadini, partiti, associazioni, collettivi. Concretamente. Riportarlo nelle scuole e farlo vivere ogni giorno uscendo dalla retorica della memoria una volta all’anno. Riprenderci gli spazi, i temi e i tempi che ci siamo lasciati sottrarre. In due parole #Occupy CasaPound. Contemporaneamente è necessario tenere la guardia alta rispetto al “circolo ermeneutico dell’esclusione”: dalla naturalezza con la quale anche esponenti politici con ruoli di governo si espongono in malcelati attacchi a persone per la loro etnia o per la religione che professano, a certe campagne politiche di partiti moderati che hanno come priorità “attenzionare”, per usare un linguaggio ministeriale, i lavavetri, o asfaltare i campi rom. Il fascismo e il razzismo che diventa ambiente e che accettiamo ogni giorno.

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Cercando nel mondo di Ezra Pound con smarrimento e voglia di capire

http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2012/19-23_TUSSI.pdf

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Funerali di Stato per Placido Rizzotto, fare chiarezza sui buchi neri della nostra Democrazia

L’ANPI ENNA aderisce all’appello al presidente Napolitano lanciato dal coordinamento regionale ANPI per la celebrazione dei funerali di stato per Placido Rizzotto, partigiano e sindacalista, ucciso dalla mafia degli agrari e dei reazionari, che non si sono mai fatti scrupolo di ricorrere alle armi per fermare il riscatto del popolo siciliano come a Portella della Ginestra.
Inoltre ribadiamo con tutta la nostra forza anche l’esigenza di riaprire le indagini sull’omicidio di Rizzotto, essendo tale vicenda, ancora priva di colpevoli, uno dei tanti buchi neri della nostra Democrazia su cui occorre fare luce pienamente.

 

APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

DOPO 64 ANNI TROVATI I RESTI DEL PARTIGIANO
PLACIDO RIZZOTT0. L’ANPI SICILIA CHIEDE
IN SUO ONORE FUNERALI DI STATO

LA MAFIA DI CORLEONE AVEVA DECISO CHE DI PLATIDO RIZZOTTO
PARTIGIANO E SEGRETARIO DELLA CAMERA DEL LAVORO DI CORLEONE,
NON DOVEVA RESTARE NESSUNA TRACCIA E IL 10 MARZO DEL 1948 DOPO
AVERLO TERRIBILMENTE SEVIZIATO, BUTTARONO IL SUO CORPO IN UNA
FOIBA DI ROCCA BRUSAMBRA A POCHI CHILOMETRI DAL PAESE.

PLACIDO RIZZOTTO TORNATO A CORLEONE DALLA LOTTA PARTIGIANA,
SI MISE SUBITO ALLA TESTA DEI CONTADINI IMPEGNATI PER IL
RISPETTO DEI DECRETI EMANATI DAL PRIMO GOVERNO DI UNITA’
NAZIONALE CHE PREVEDEVANO L’ASSEGNAZIONE DELLE TERRE
INCOLTE MAL CONTIVATE E PIU’ UMANI PATTI DI LAVORO.
ANDAVANO AD OCCUPARE I FEUDI, CON LE ZAPPE LE BANDIERE DI
VARI COLORI E TANTI CARTELLI CON LA SCRITTA “ LA TERRA A CHI LA
LAVORA”

A CORLEONE LA MAFIA AGRARIA E LA PEGGIORE BORGHESIA POLITICA
E REAZIONARIA, ANNI PRIMA, AVEVA GIA’ UCCISO ALTRI DIRIGENTI
SOCIALISTI, TRA ESSI VERRO E BLOCCATO IL GRANDE MOVIMENTO DEI
FASCI SICILIANI.

ORA, A DISTANZA DI BEN 64 ANNI AL NOSTRO MARTIRE EROE DELLA
LIBERTA’ E DEL LAVORO, AL NOSTRO PARTIGIANO SINDACALISTA, VA
RESTITUITA QUELLA TOMBA FIN’ORA NEGATA E LA CELEBRAZIONE DI
FUNERALI DI STATO IN TUTTO IN SUO SIGNIFICATO E VALORE.

OTTAVIO TERRANOVA
Coordinatore ANPI Sicilia

 

 

L’ANPI Nazionale:  funerali di Stato per Placido Rizzotto, ma anche una seria operazione di verità Continua a leggere

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8 Marzo Antifascista – il contributo delle donne alla Resistenza

Segnaliamo, qui di seguito, il testo dell’intervento di Onorina Brambilla alla XIII Conferenza
Associativa Regionale dell’ANPI tenutasi a Milano il 15 e 16 marzo 2008. Si tratta di un
intervento di grande interesse sulle donne partigiane e sul loro straordinario contributo
alla guerra di Liberazione. Nori Brambilla Pesce, staffetta partigiana, dirigente dell’ANPI di Milano e moglie del gappista Giovanni Pesce, Medaglia d’Oro della Resistenza, è scomparsa il 6 Novembre 2011.

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ANPI NEWS 26

AnpiNews n. 26 – 5/12 marzo 2012
la sicurezza sul lavoro vittima della “semplificazione” , 8 MARZO, Dimissioni in bianco, prescrizione, notav e Caselli.
APPUNTAMENTI a Milano la Casa della Cultura e l’ANPI organizzano “
La democrazia italiana sfidata nel passato e nel presente”

 

 

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Troina – Città Medaglia d’oro al merito civile

Il 25 aprile 2007 a Roma , in occasione delle celebrazioni del 62°
anniversario della Liberazione, si è svolta la cerimonia di consegna dell’ altissima onorificenza, firmata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano.

LA MOTIVAZIONE:
Avamposto di notevole importanza strategica sulla “linea dell’Etna”, occupato dalle
forze dell’Asse al fine di arrestare l’avanzata delle truppe anglo-americane verso il
continente, si trovò al centro di violenti combattimenti, subendo atroci rappresaglie
e rastrellamenti da parte dei soldati tedeschi e devastanti bombardamenti alleati
che provocarono centinaia di vittime civili e la totale distruzione dell’abitato. La
popolazione, costretta a trovare rifugio, tra stenti e sofferenze, nella campagna
vicina e in alloggi di fortuna, si rendeva protagonista di eroici slanci di umana solidarietà
verso quanti avevano bisogno di aiuto e si prodigava, col ritorno alla pace,
nella difficile opera di ricostruzione morale e materiale del paese.
(Luglio-agosto 1943, Troina, EN)

1 agosto. Inizia la battaglia per la conquista di Troina, che vede fronteggiarsi
la 1° e la 9° divisione statunitensi contro la 15° divisione “ Panzergranadier”
tedesca, affiancata dalla divisione italiana “ Assetta”. Sarà la più sanguinosa
battaglia dell’intera campagna di Sicilia. Nel settore sud-est del fronte, nella notte,
cominciarono gli attacchi della 78° divisione inglese sul paese di Centurie, difeso dalla
Panzerdivision “ Hermann Goering”.

( tratto da Estate 1943, il crollo di una dittatura –supplemento dell’Unità 2002)

 

È possibile approfondire su Troina Oggi n°2 Giugno 2007 e n°3 Agosto 2007

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