Siamo bigotti: l’Anpi contrasta il presidenzialismo

di Diego Novelli (presidente prov.le ANPI Torino) per nuova società

Con buona pace del mio antico amico e compagno Luciano Violante in merito al suo articolo sul “Corriere” del 16 giugno nel quale invita a respingere «la retorica del bigottismo costituzionale» non nego di appartenere a questa schiera e non mi sento solo.

 

Lo stesso giorno di sabato scorso nella sala del Consiglio Comunale di Marzabotto si è svolto un incontro di tutti i Comitati provinciali e dei Coordinatori regionali dell’Anpi, con il presidente Carlo Smuraglia, per fare il punto sul ruolo dell’Associazione nel momento politico, sociale e morale che stiamo vivendo.

 

Non credo di svelare segreti, tantopiù che l’assemblea era aperta al pubblico e ai giornalisti, circa l’unanime presa di posizione in difesa della Costituzione, in modo particolare fermamente contraria a mutamenti del carattere della nostra Repubblica da Parlamentare a Presidenziale.

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Roberto Trinelli

Nato a Castellarano (Reggio Emilia) il 23/06/1926

A 14 anni è operaio: lavora come tornitore presso le officine reggiane. Quando l’Italia venne divisa in due dalla nascita della Repubblica di Salò, la fabbrica dove lavorava Roberto fu convertita alla produzione bellica e passò sotto il controllo nazista. Nell’estate del 44, mentre lavorava, sbagliò un passaggio in catena di montaggio; venne, perciò, accusato di sabotaggio. La notte stessa passò coi partigiani.

Entrò nella XXVI Brigata Garibaldi “Enzo Bagnoli”, prendendo il nome di battaglia “Fanfulla”. Partecipò a varie azioni ed imboscate nel modenese e nel reggiano. Si arruolò volontariamente, assieme ad altri “giovani e sconsiderati”, nel battaglione alleato composto da Russi, Inglesi (II Special Air Service) e Partigiani della Brigata Garibaldi e del Gufo Nero, in vista dell’”Operazione Tombola”.

Operazione Tombola è il nome in codice della missione di assalto al comando SS lungo la Linea Gotica. Comando che – da due ville occupate (Villa Rossi e Villa Calvi) in Botteghe d’Albinea (RE) – intratteneva contatti diretti con Berlino.

La notte del 27 marzo 1945, dopo una marcia di oltre sessanta chilometri nell’Appennino, i
Roberto Trinelli, dopo la Liberazione, entrò nella Polizia Partigiana, e successivamente nella Polizia di Stato. Così come molti altri ex-partigiani, venne allontanato da casa per opera del ministro democristiano Mario Scelba. Fanfulla Trinelli, fu inviato a Enna a compiere il suo servizio. Qui si sposò e mise su famiglia.partigiani, accompagnati dal suono di una cornamusa, si lanciarono all’assalto del comando. Grazie al successo di questa operazione, gli Alleati anglo-americani poterono varcare l’Appennino e liberare la Valle del Po, fianco a fianco coi partigiani.

È presidente onorario dell’ANPI Enna.

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GENOVA NON È FINITA. DIECI, NESSUNO, TRECENTOMILA…

GENOVA NON È FINITA.
DIECI, NESSUNO, TRECENTOMILA…

APPELLO ALLA SOCIETÀ CIVILE E AL MONDO DELLA CULTURA

La gestione dell’ordine pubblico nei giorni del G8 genovese del luglio del 2001, rappresenta una ferita ancora oggi aperta nella storia recente della repubblica italiana.

Dieci anni dopo l’omicidio di Carlo Giuliani, la “macelleria messicana” avvenuta nella scuola Diaz, le torture nella caserma di Bolzaneto e dalle violenze e dai pestaggi nelle strade genovesi, non solo non sono stati individuati i responsabili, ma chi gestì l’ordine pubblico a Genova ha condotto una brillante carriera, come Gianni De Gennaro, da poco nominato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

Mentre lo Stato assolve se stesso da quella che Amnesty International ha definito “la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”,  il prossimo 13 luglio dieci persone rischiano di diventare i capri espiatori e vedersi confermare, in Cassazione, una condanna a cento anni di carcere complessivi, in nome di un reato, “devastazione e saccheggio”, che rappresenta uno dei tanti detriti giuridici, figli del codice penale fascista, il cosiddetto Codice Rocco.

Un reato concepito nel chiaro intento, tutto politico, di perseguire chi si opponeva al regime fascista. Oggi viene utilizzato ipotizzando una “compartecipazione psichica”, anche quando non sussiste associazione vera e propria tra le persone imputate. In  questo modo si lascia alla completa discrezionalità politica degli inquirenti e dei giudici il compito di decidere se applicarlo o meno.

E’ inaccettabile che, a ottant’anni di distanza, questa aberrazione giuridica rimanga nel nostro ordinamento e venga usata per condannare eventi di piazza così importanti, che hanno coinvolto centinaia di migliaia di persone, come le mobilitazioni contro il G8 a Genova nel 2001.

Non possiamo permettere che dopo dieci anni Genova finisca così, per questo facciamo appello al mondo della cultura, dello spettacolo, ai cittadini e alla società civile a far sentire la propria voce firmando questo appello che chiede l’annullamento della condanna per devastazione e saccheggio per tutti gli imputati e le imputate.

Per una battaglia che riguarda la libertà di tutte e tutti.

Firma l’appello

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ANPI NEWS n°38

  • A Marzabotto una grande sottoscrizione per le zone terremotate. I sindaci di alcuni paesi colpiti dal terremoto ospiti della Festa Nazionale.
  • Il Comitato nazionale ANPI, nella riunione del 6 giugno, ha approvato all’unanimità un documento sul progetto di riforma costituzionale avviato all’esame del Parlamento. Contro il rafforzamento dei poteri dell’esecutivo e in particolare del Presidente del Consiglio. La priorità assoluta deve essere la riforma della legge elettorale

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Pompeo Colajanni

 

pompeo colajanni

pompeo colajanni

Nato a Caltanissetta il 4 gennaio 1906

Fu un uomo felice, perchè riuscì a coronare il sogno di ognuno di noi: vivere come voleva. Il suo apporto alla lotta per la liberazione è oggi tanto più importante, perchè opera di un siciliano che sulle montagne realizzò quell’unità politica degli italiani, ancora di là da compiersi. Fu un grande ‘ dirigente contadino ‘: la sua partecipazione anche su questo fronte, il suo ergersi a rappresentante dei lavoratori della terra come dei minatori delle zolfatare di Enna, affonda le sue radici non tanto nella fermezza del suo credo politico, quanto in una valutazione storica complessiva

Francesco Renda, 1987

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