Una nuova cultura antifascista, a difesa della democrazia

Una nuova cultura antifascista, a difesa della democrazia

di Il Commento Carlo Smuraglia*

pubblicato su L’UNITÀ nell’edizione Nazionale (pagina 9) nella sezione “Politica” il 24 luglio 2012

Chi ha letto, su questo giornale, pochi giorni fa (per l’esattezza il 16 luglio scorso) un articolo intitolato Da Alemanno ultimo regalo a Casa Pound , ricco di informazioni significative, per qualche verso impressionanti, ha già trovato la risposta a uno degli interrogativi che ricorrono più di frequente fra i cittadini democratici: come si spiega il rifiorire in questi mesi di iniziative, apparizioni pubbliche, ecc. di organizzazioni e movimenti che più o meno esplicitamente si richiamano al fascismo? È chiaro, ci sono protezioni illustri, qualche volta aperte concordanze, altre volte esplicita tolleranza; e, forti di tutto questo, i neofascisti aprono sedi nuove, fanno manifestazioni, organizzano raduni internazionali, come è avvenuto di recente a Milano. Semplice e chiaro. Ma questa risposta, da sola, non basta.Ci sono altre ragioni che vanno considerate attentamente, fra le quali collocherei al primo posto il fatto, storicamente provato, che nei grandi periodi di crisi riemergono sempre movimenti estremisti che approfittando della situazione cercano di spingere verso soluzioni populistiche o autoritarie (e talvolta ci riescono: vedi il caso dell’Italia e della Germania nel secolo scorso). Anche in questo c’è del vero, chiaramente; ma l’impressione è che il fenomeno sia più profondo e sia necessario scavare di più per comprenderlo e capire come bisogna reagire. Approfondendo, ci si rende subito conto che la spiegazione principale delle cause del fenomeno sta nel dato politico culturale sotto vari profili. Anzitutto, c’è il fatto che il nostro Paese non ha mai fatto fino in fondo i conti col suo passato e in particolare col fascismo. Si è lasciato cadere l’oblio sulle conseguenze tragiche di vent’anni di dittatura fascista e soprattutto si è fatta passare l’idea che in fondo il fascismo fosse la versione mite di altre soluzioni più apertamente autoritarie. Una favola, questa, come quella degli Italiani brava gente nel periodo del nostro colonialismo, clamorosamente e definitivamente smentita da lavori e ricerche dei nostri storici più accreditati. È questa carenza di informazioni e di cultura che induce tanti (troppi) a considerare con indulgenza, se non addirittura con indifferenza, il riemergere di simboli fascisti, dei vessilli della X Mas, di altre tipiche espressioni e manifestazioni del passato regime. E forse è su questo terreno (ma non solo, e vedremo il perché) che si capisce anche l’atteggiamento di prefetti e questori che restano inerti oppure al massimo ricorrono, nei casi più gravi, a provvedimenti di ordine pubblico , dimenticando o ignorando che certe manifestazioni, oltre a ripugnare alla coscienza civile e creare situazioni di pericolo, sono assolutamente contrarie allo spirito antifascista della nostra Costituzione, che antifascista non è solo nella dodicesima disposizione transitoria, ma in tutti i princìpi e valori che afferma, nettamente contrastanti con tutto ciò che ha caratterizzato il fascismo, investendo, dunque, anche le iniziative e le manifestazioni di chi ad esso si richiama. Se è così, è chiaro che c’è da svolgere una grande opera di informazione, di conoscenza e sensibilizzazione, non solo verso i cittadini, ma anche verso le istituzioni pubbliche che non sempre si ispirano nelle loro condotte e nelle loro prese di posizione ai valori democratici della nostra Carta Costituzionale (qualche sindaco osteggiando le manifestazioni del 25 aprile, qualche prefetto voltando il capo dall’altra parte a fronte di iniziative chiaramente improponibili, qualche componente del governo (di questo come di altri) non riuscendo ad applicare la lezione che ci viene nientemeno dall’art. 9 della legge Scelba del 1952, che disponeva che si facessero concorsi a premi nelle scuole e si assumessero iniziative per far conoscere ai giovani che cosa fosse stato il fascismo, e dunque per coltivare e sviluppare nei ragazzi una coscienza democratica. Queste considerazioni non sono soltanto mie personali, ma sono il frutto di un lungo lavoro che l’Anpi sta facendo da mesi su questi temi, con seminari, incontri, iniziative di ampio respiro, fra cui segnalo un seminario fra esperti tenuto a Parma in maggio, d’intesa e con la collaborazione con l’Istituto Cervi, e un forum dedicato appositamente a questi temi, nel corso della festa nazionale a Marzabotto. Le indicazioni emerse da questi approfondimenti sono preziose e illuminanti, tant’è che sono state condensate in un documento, che verrà presentato a Casa Cervi, sempre d’intesa con l’Istituto Cervi, il 25 luglio, data significativa per la ricorrenza della caduta del fascismo e occasione, da anni, appunto a Casa Cervi, di una pastasciutta antifascista ; sempre fortissimamente partecipata. Quel documento verrà poi diffuso e dovrà costituire la base di riflessioni più ampie, non solo per rispondere alle domande su ciò che sta accadendo, ma anche per indicare le possibili iniziative da assumere in tutto il Paese, per reagire a fenomeni inaccettabili, e soprattutto per andare avanti, per uscire dalla crisi non con sbocchi populistici o autoritari ma con più democrazia, con più convinta partecipazione dei cittadini alla vita democratica, con maggiore aderenza di tutto lo Stato, nel suo complesso e nei suoi organismi anche più capillari, ai princìpi e valori della nostra Repubblica democratica. Tanto più questi valori diventeranno preponderanti nella coscienza civile collettiva e nelle strutture dello Stato, tanto minor spazio vi sarà per iniziative che si richiamino al regime fascista e alla sua ideologia e ancor meno per ogni forma di tolleranza o peggio di protezione o connivenza. È con questo spirito che, con la presentazione del documento che ho ricordato, giustamente intitolato per un nuovo impegno e una nuova cultura antifascista , si dovrà impostare un programma, non solo di difesa democratica, ma anche di sviluppo dell’antifascismo e della cultura dei valori e dei princìpi costituzionali. Una grande campagna nazionale, dunque, per chiarire ai cittadini, pur preoccupati per la crisi e per la degenerazione in atto del sistema politico, che da questa fase difficile del nostro Paese si può uscire soltanto irrobustendo la nostra ancor troppo fragile democrazia. *Presidente Anpi

 

Questa voce è stata pubblicata in ANPI-nazionale, Segnalazioni e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.