“Nel documento conclusivo del congresso si è parlato con forza della questione morale,
non solo dei Partiti ma anche nel Paese. E’ un problema che è veramente in primo piano in
questo periodo, specificando bene che cosa intendiamo con questa espressione. La questione
morale non è soltanto quella della giusta reazione agli scandali degli uomini pubblici con le
donne, con le escort, con le cene nelle ville del Cavaliere e così via, che pure sono tutte cose immorali ed eticamente condannabili non perché ci occupiamo dei fatti privati altrui, ma
perché ci sembra che i comportamenti che sono emersi non abbiano niente a che fare con
l’art. 54 della Costituzione, che parla di esercizio della funzione pubblica con disciplina e
onore. Ma la questione morale non è solo questo.
La questione morale è molto di più e molto più ampia; c’è uno scenario di corruzione nella vita nazionale italiana che
sta salendo, sta arrivando a livelli impensabili, sotto alcuni profili, perfino rispetto
al periodo di Tangentopoli, nel senso che lì si era parlato di un sistema dei partiti,
mentre qui c’è un sistema diffuso anche sul piano individuale, di degenerazione
delle condotte, con intermediari, soggetti che si prestano alla corruzione o si
prestano ad ottenere i risultati usando il corpo delle donne, il prossenitismo e così
via e c’è una questione di trasformismo che ormai va al di là di qualunque
esperienza storica abbia fatto il nostro Paese. Per esemplificare, la questione morale
ha avuto la settimana scorsa, uno dei suoi momenti più bassi quando il Governo ha ottenuto
la fiducia e dopo due ore – come ho già ricordato – ha concesso il premio, rendendo evidente
con quali strumenti quella fiducia era stata raggiunta. Così come è evidente che c’è
addirittura una componente del Governo che (ormai i documenti stanno venendo fuori, uno
alla volta ) alcuni anni fa è stata finanziata da quella che era allora la più forte componente della maggioranza. La questione morale va intesa in senso ampio, dunque, in tutte
le direzioni, anche quando sfiora l’opposizione. Questo deve essere un nostro
impegno, perché non siamo moralisti ma siamo convinti che senza etica nella vita
di ogni giorno e senza etica nella politica, un Paese è condannato alla rovina.
Fra questi temi c’è anche quello dei costi della politica. Bisogna chiarire che il problema
non va ridotto solo agli aspetti economici. Va premesso che è immorale se la politica,
nel chiedere sacrifici a tutti i cittadini, non è capace di farne in casa propria o di
farli in maniera inadeguata o non proporzionata; è immorale se la politica, che
dovrebbe insegnare l’etica ai cittadini, si comporta in maniera immorale. C’è
gente che passa da un partito all’altro, gente che si fa comprare, gente che ha
atteggiamenti contrari agli indirizzi di partito come se non avesse assunto un
impegno col partito di riferimento e con gli elettori. Tutto questo colpisce molto
l’opinione pubblica ed accentua un problema che alcuni hanno interesse ad
evidenziare, per screditare la politica come tale. Dobbiamo dunque essere chiari
su questo aspetto e non prestarci al qualunquismo.
Se ancora non ci siamo espressi su queste tematiche, è perché ci pareva addirittura ovvio
quanto andiamo rilevando e perché non ne abbiamo avuto l’occasione. Adesso siamo arrivati
a un punto tale che è giusto che l’ANPI si pronunci con la sua autorevolezza, anche perché
c’è stato qualcuno, nelle nostre fila, che si è chiesto se non avessimo dei motivi di reticenza.
Una insinuazione che ai tempi dell’ANPI tradizionale non si sarebbe nemmeno potuta
immaginare, ma ora può capitare anche questo.
Sui “costi della politica”, dobbiamo ribadire che questo problema fa parte – a pieno titolo –
della questione morale. Cioè i sacrifici devono essere ripartiti fra tutti e prima di tutto
fra quelli che hanno più responsabilità. E su questo la nostra posizione è ferma,
chiara, netta e irrevocabile. Ma dobbiamo aggiungere che l’espressione “costi
della politica” è in sè equivoca, anche se ha successo nei libri e purtroppo anche nella opinione pubblica. La politica deve avere dei costi perché altrimenti
torneremmo alla politica per censo. La politica, per definizione, ha i costi del
Parlamento, i costi dei partiti, di alcuni organi di stampa che debbono essere
finanziati e così via. Quello che va messo in evidenza è l’abuso e il privilegio;
l’abuso di una posizione di priminenza è sempre da combattere. Contemporaneamente,
bisogna dire che continuare a parlare solo dei costi della politica riferendosi alla “casta” come
se di casta ci fosse soltanto quella politica, è veramente assurdo. Di “casta” se vogliamo
usare questo termine sgradevole, ce n’è più d’una. Ci sono giornalisti che prendono cifre
rilevanti, magari per rendere servizi improponibili per un professionista; ci sono manager che
sfasciano aziende pubbliche, poi se ne vanno dopo averle distrutte, prendendo liquidazioni
enormi. Ci sono manager, dirigenti di banca e di società, anche politiche, che prendono cifre
rilevantissime e spesso non proprio giustificate. Allora, concentrare tutta l’attenzione sulla
politica nel senso stretto della parola, è deviante e sbagliato, e soprattutto, per alcuni,
comodo, perché favorire l’antipolitica giova ai loro interessi. La politica deve essere
considerata come un elemento fondamentale della democrazia così come i partiti,
i partiti di cui parla l’art. 49 della Costituzione, che sono una cosa insostituibile e
sarebbe fondamentale che rispondesse sempre all’interesse collettivo, oltrechè a
quello del gruppo. La forma che assumono può essere diversa. Ma il partito come tale è il
tramite e l’organizzazione del pensiero e della libertà dei cittadini, è elaborazione, proposta,
ricerca di soluzioni idonee per il bene comune. Per questo va sostenuta e difesa la “buona”
politica e sono invece da combattere gli abusi, e i privilegi, e dunque sono da eliminare tutti i
costi, che riguardano, appunto, privilegi inutili e abusi. Questo deve essere colpito, ma
stando attenti a non fare di ogni erba un fascio, perché così facendo si farebbe un grosso
favore all’antipolitica che sta dilagando nel nostro Paese e conduce direttamente al
qualunquismo e spesso sfocia nel populismo e – più oltre – nell’autoritarismo. Bisogna
precisare questo punto con molta chiarezza e chiedere ai partiti di opposizione, ma anche a
tutti i partiti, di fare uno sforzo, (questo è il senso della coscienza critica del Paese, che è
scritto nel nostro documento congressuale) di chiarezza, di inequivocabile scelta di pulizia, di
moralità e di eguaglianza, adeguando la condizione del parlamentare, che deve essere
giustamente retribuita, la condizione degli organismi parlamentari e di governo, che debbono
essere giustamente attrezzati, così come quelli che riguardano altri importanti settori del
Paese, come la giustizia, la scuola, le forze dell’ordine e così via.
Insomma, restrizioni per tutti, niente sprechi e un contributo reale al sacrificio
complessivo, abolizione di ogni privilegio, ma conservando ciò che serve per la
funzionalità delle istituzioni e dunque per il bene comune”.