Il 25 aprile non si tocca: battaglia vinta
Battaglia vinta. Il 25 aprile non si tocca. E nemmeno il primo maggio e il 2 giugno. Così come buon senso imponeva prima ancora, forse, che per il rispetto che si deve alla storia.
In commissione bilancio la maggioranza ha fatto marcia indietro e le tre feste laiche tornano a essere tali. Una vittoria di tutti democratici e gli antifascisti che subito si erano opposti a una decisione assurda e immotivata.
Ma una vittoria innanzitutto dell’Anpi che aveva mobilitato tutte le sue energie per una campagna capillare sul terrirorio.
“Naturalmente sono soddisfatto di questa vittoria della ragione, del buon senso e anche, me lo si consenta, della forza dei nostri argomenti”, ha subito commentato Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale ANPI.
“Non sono abituato a cantar vittoria, né tantomeno a rivendicare primazie: devo dire che questa è una vittoria di tutti anche se grande e bella è stata la nostra battaglia di agosto”.
“Ringrazio – ha aggiunto – tutti i nostri militanti ed i cittadini che si sono impegnati in questo periodo in mille forme. Ringrazio anche i gruppi parlamentari che si sono trovati d’accordo sul sopprimere una norma inutile ed inaccettabile moralmente e politicamente. Un ringraziamento particolare va al Presidente del Senato per il suo impegno personale in questa vicenda”.
Una dichiarazione che si chiude con un appello: “Ovviamente – sottolinea Smuraglia – dobbiamo restare vigilanti perché ci stiamo abituando alle sorprese più impensate ed ai cambiamenti di rotta: l’iter parlamentare del provvedimento non è ancora ultimato. Ma confido che, una volta prevalsa la ragione, di queste festività non se ne parli più, se non per festeggiarle tutte insieme come un patrimonio ideale del Paese”.
La marcia indietro della maggioranza di centro destra è arrivata ieri 2 settembre al termine di una intensa mobilitazione dell’Anpi.
Si ricorda la riunione straordinaria della segreteria nazionale dell’Anpi che si era conclusa con un appello dal titolo: “Gli italiani si mobilitino per salvare il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno”.
Una protesta che era iniziata subito dopo il varo della prima manovra economica con una lettera del presidente nazionale dell’Anpi, Carlo Smuraglia, ai presidenti dei gruppi parlamentari del Senato e della Camera dei Deputati, in cui si annunciava la mobilitazione dell’Anpi.
Mobilitazione che peraltro era scattata già all’indomani della proposta con la presa di posizione del Comitato nazionale dell’Anpi. A cui aveva fatto seguito, in moltissime città, il moltiplicarsi delle iniziative di protesta. Citiamo in ordine sparso, la prese di posizione dell’Anpi di Palermo così come quella di Rimini, la raccolta di firme lanciata a Milano, la lettera al premier dell’Anpi di Modena, gli incontri con gli amministratori organizzati a Salerno, le sollecitazioni fatte pervenire a tutti i parlamentari locali dall’Anpi di Perugia e dall’Anpi di Ravenna.
Questo il testo della lettera che il presidente nazionale dell’Anpi, Carlo Smuraglia, aveva inviato ai presidenti dei gruppi parlamentari del Senato e della Camera dei Deputati.
Onorevoli Presidenti,
quando i quotidiani hanno dato notizia del progetto di inserire – tra le varie misure della più recente manovra – anche l’accorpamento delle festività laiche infrasettimanali alla domenica successiva, il Comitato Nazionale dell’ANPI ha espresso subito la più viva preoccupazione con un comunicato che faceva riferimento, in modo particolare, a tre festività di eccezionale rilievo e valore storico (25 aprile, 1 maggio e 2 giugno).
Peraltro, le misure in questione sono entrate nel decreto ed ora dovranno essere esaminate, con le altre, in sede parlamentare.
Nel frattempo, ci sono pervenute – da ogni parte d’Italia – manifestazioni di esplicito dissenso rispetto a quel tipo di misure, accompagnate anche dall’opinione di non pochi economisti, secondo i quali l’incidenza delle stesse, sul piano economico, sarebbe sostanzialmente irrilevante. C’è un diffuso allarme, al riguardo di queste misure, in gran parte del mondo democratico e dei cittadini che credono all’importanza di alcuni valori imprescindibili.
L’ANPI, ovviamente, è consapevole della necessità della pronta adozione di misure anche drastiche, per affrontare la grave crisi che si sta attraversando (non solo in Italia) ed evitare il peggio, convinta che solo misure che rispondano a criteri di equità e ragionevolezza possono essere recepite ed attuate con la necessaria convinzione e il conseguente impegno da parte di tutti.
Ma l’equità non si realizza soltanto sul terreno economico-sociale. Di essa fanno parte anche valori fondamentali, di natura storico-politica, che riguardano l’intera collettività nazionale; prescindere da essi o negarli, significherebbe negare la nostra stessa storia, le origini della nostra libertà e della democrazia e misconoscere lo stesso significato del lavoro, posto giustamente a fondamento della Repubblica ed al quale è dedicata una festa che appartiene alla tradizione di tutti.
E’ stato giustamente rilevato, da un illustre giurista (Alessandro Pace), che i francesi non accetterebbero mai di spostare la data del 14 luglio, così come gli americani non prenderebbero neppure in considerazione l’idea di spostare il “giorno dell’indipendenza” o il “giorno del ringraziamento”. E ciò perché è diffusa, in loro, la consapevolezza che “la celebrazione di certi avvenimenti costituisce un fattore di integrazione dell’ordinamento statale, la cui sostanziale unità, pur nella diversità delle idee, è nell’interesse generale preservare”.
Per tornare a noi, va detto, in particolare, che, fra le feste ” laiche ” che si vorrebbero spostare, quella del 25 aprile – festa nazionale e dunque di tutti – assume un significato del tutto particolare perché ricorda non solo la liberazione dalla dittatura e dall’invasione nazista, ma anche quelle centinaia di migliaia di cittadini che si sono sacrificati per la nostra libertà. Non possiamo confondere questi significati e questi valori in una giornata festiva qualsiasi, senza che essi perdano gran parte della loro stessa valenza e senza rischiare di offendere la memoria dei nostri caduti.
Se è vero – come molti specialisti sostengono – che si tratta di misure di valore economico insignificante, non dovrebbe essere difficile sostituirle con altre di maggiore efficacia economica, nel rispetto però di quella equità, storicamente intesa, a cui ho fatto cenno, oltreché all’esigenza ordinaria di equità economico- sociale.
Mi permetto, perciò, a nome dell’ANPI Nazionale, di invitare tutti i Gruppi parlamentari ad una riflessione attenta e serena sulla questione che l’ANPI ha doverosamente sollevato e la cui sostanza confido che potrà essere accolta senza difficoltà. Se così sarà, ne guadagnerà l’intera collettività nazionale, pronta ad affrontare, quando necessario, anche importanti sacrifici, ma nel rispetto della nostra storia e dei valori che devono unirci perché sono alla base della Costituzione e della stessa convivenza democratica.
Ringraziando per l’attenzione, invio i migliori saluti.
Il Presidente Nazionale dell’ANPI
Carlo Smuraglia
Nella foto: il presidente dell’Anpi, Carlo Smuraglia, alla manifestazione del 2 giugno scorso a Milano.
La lettera di Smuraglia su:
il Manifesto – http://www.ilmanifesto.it/archivi/25aprile-1maggio/